L’ho scritta decine di volte,’sta cosa, e decine di volte qualche fenomeno mi ha dato del fiancheggiatore di questo o di quell’altro: ma credo sia il caso di continuare a ripeterla, nonostante i fenomeni di turno o addirittura a loro beneficio, ché a volte un lampo di intelligenza può manifestarsi persino nei casi più disperati.
Se un mio avversario politico dice una cosa che ritengo una fregnaccia, e che per giunta reputo grave, credo sia interesse mio e del paese lasciargliela dire e poi confutarlo accuratamente nel merito: è interesse mio, perché in tal modo dimostrerò che il tizio in questione è uno che dice fregnacce, con ciò ridicolizzandolo pubblicamente e diminuendo il suo consenso; è interesse del paese, perché metterò i cittadini nella condizione di capire le ragioni per cui si tratta di una fregnaccia, con ciò riducendo il numero di coloro che con quella fregnaccia, magari per ignoranza, dicono di essere d’accordo.
Se invece, al cospetto della fregnaccia, mi indigno per il fatto stesso che quella fregnaccia sia stata concepita e sbraito che cose del genere siano impronunciabili, ottengo un duplice effetto negativo: da un lato consento al tizio in questione di produrre una bella smentita in cui sostiene di essere stato frainteso, con la conseguenza che per qualche altra ora tutti parleranno di lui, e dall’altro induco nei cittadini che con quella fregnaccia dicono di essere d’accordo -o perlomeno in alcuni di loro- la sensazione che quella fregnaccia sia oggetto di censura, il che finirà inevitabilmente per suggerire l’idea -questa, sì, pericolosissima- che se si pretende che quella cosa non venga detta il motivo è che in fondo in fondo non si è capaci di confutarla nel merito, ragion per cui deve trattarsi di una cosa vera, con ciò regalando generosamente ai suoi fautori il titolo di vittime e martiri.
In estrema sintesi: quando un mio avversario dice una cosa che ritengo una fregnaccia mi fornisce una formidabile occasione per dimostrare che il tizio in questione è un imbecille e per spiegare al paese perché lo è: perdere quell’occasione stracciandomi le vesti per il fatto che l’abbia detta, invece, è un’alzata d’ingegno clamorosamente autolesionista; non solo per me, ma anche per i cittadini.
Il risultato, con ogni evidenza, è quello di creare un tabù: ed è assai difficile, per non dire impossibile, che dai tabù possano trarre vantaggio quelli che sono nelle condizioni di argomentare le proprie idee in modo chiaro e logico; sono gli altri, inevitabilmente, a beneficiarne a piene mani.
Dopodiché, se coltivate l’illusione che una cosa non esista non perché sia effettivamente scomparsa, ma semplicemente perché l’avete nascosta con ogni mezzo possibile, significa che andare in giro con due belle fette di prosciutto sugli occhi vi è sufficiente per mettervi a posto con la coscienza e farvi campare allegramente come se niente fosse.
Per come la vedo io, si tratta un’ambizione decisamente mediocre.
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Fregnacce e tabù
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